La filosofia andina del Vivir Bien
Scopri la cosmovisión andina: un’armonia sacra tra natura, uomo e cosmo, che ispira il Vivir Bien, un modello di vita sostenibile e biocentrico.
BOLIVIA
6/23/20253 min read
L’altopiano andino si spalanca allo sguardo come un enorme oceano pietrificato; attraversarlo significa sentirsi contemporaneamente vicini al cielo e alla terra e percepire una simbiosi non solo fisica ma anche spirituale tra i diversi elementi.
Non è un caso che proprio questo paesaggio, rimasto pressoché immutato negli ultimi millenni, abbia ispirato la nascita della cosmovisión andina, per la quale tutto è sacro in quanto ogni cosa è parte integrante del Kausay Pacha, il cosmo permeato di energia vivente.
Per le culture andine infatti l’universo non è un insieme di elementi indipendenti, ma un unico organismo vivente, pervaso da un’energia vitale denominata Kausay. Questo principio vitale scorre attraverso ogni cosa: dalle montagne ai laghi, dagli alberi agli animali, fino agli esseri umani.
In questa visione, il tempo e lo spazio non sono lineari, ma ciclici e interconnessi. Il passato, il presente e il futuro esistono simultaneamente e ogni azione compiuta oggi ha effetti nel lungo termine. Questo approccio porta ad una maggiore responsabilità nelle decisioni quotidiane, poiché il benessere delle generazioni future dipende da come si vive il presente.
La natura non è vista come una risorsa da sfruttare, ma come una madre generosa, la Pachamama (Madre Terra in lingua quechua), a cui bisogna restituire ciò che si riceve.
Uno dei pilastri della cosmovisión andina è il concetto di Ayni, ossia la reciprocità. Questo principio regola i rapporti tra gli esseri umani e la natura, creando un equilibrio dinamico tra dare e ricevere. Nelle comunità indigene, l’Ayni si traduce spesso in offerte (ch’alla o challa) che consistono nell’atto di offrire alla terra alimenti, foglie di coca o bevande alcoliche in segno di ringraziamento e restituzione di ciò che la terra ha donato alla popolazione durante l’anno.
L'idea del Kausay Pacha sfida il modello economico capitalista basato sulla crescita illimitata, proponendo invece un modello di "buen vivir" (Sumak Kawsay in lingua quechua e Suma Qamaña in aymara).
Alla cultura della morte e alla concezione antagonistica del rapporto con l’altro e con le risorse naturali, viste nel sistema capitalista come soggetti da sfruttare illimitatamente, il Vivir Bien contrappone la complementarietà e la condivisione.
Il benessere è biocentrico e la qualità della vita viene valutata in relazione all’intero ecosistema. Nella Costituzione della Bolivia del 2009 gli elementi naturali vengono trattati come soggetti di diritto: in essa viene stabilito che la natura non è solo una risorsa, ma un soggetto con diritti propri che deve essere rispettato non solo per il benessere umano ma per il suo valore intrinseco.
Dopo la Costituzione, la Bolivia ha promulgato la Ley de Derechos de la Madre Tierra (2010), che assegna alla natura diritti specifici, tra cui: il diritto alla diversità, all’equilibrio e alla rigenerazione.
Il riconoscimento degli elementi naturali come soggetti di diritto ha conseguenze fondamentali, tra cui rendere illegali molte forme di sfruttamento ambientale, come la deforestazione indiscriminata e l’estrazione mineraria incontrollata, nonché dare alle comunità indigene strumenti legali per difendere i propri territori, opponendosi a progetti distruttivi.
In conclusione, il Vivir Bien non è soltanto un principio filosofico, ma merita di essere considerato come un punto di riferimento fondamentale per progettare modelli di produzione e consumo alternativi, ridurre le disuguaglianze e costruire un futuro in cui il benessere non sia misurato solo dal PIL, ma dalla qualità della vita in senso ampio.